Una storia di violenza americana diversa dal solito, quella di un gangster anticonformista, che si oppone alla violenza come unica soluzione per risolvere i problemi. Il film A most violent year racconta le vicende di Abel Morales, immigrato sudamericano proprietario di un’impresa di trasporti, che si ritrova vittima di frequenti attacchi durante i quali i suoi camion vengono derubati e i camionisti malmenati. Morales si rifiuta di scegliere la strada della violenza, nonostante le incitazioni della moglie e del suo avvocato. Preferisce cercare l’aiuto della polizia, la quale però non fa altro che metterglisi contro e iniziare un’indagine nei suoi confronti. Tutto ciò nel momento in cui Morales sta cercando di concludere un affare importante per ingrandire il suo business.
Morales è però un uomo senza scrupoli, determinato ad ottenere ciò che vuole. Nella scena in cui spiega ai suoi impiegati come riuscire a convincere i potenziali acquirenti (guardandoli dritti negli occhi e trattenendo lo sguardo più a lungo di quanto vogliano), Morales sta cercando di convincere lo spettatore di quale sia la sua forza e la sua capacità di tener duro ed essere disposto a tutto pur di non arrendersi. Altra scena molto forte è quella in cui Morales riesce a convincere i suoi banchieri a continuare a concedergli un prestito. Morales è un uomo tutto d’un pezzo, ben diverso da quello che potrebbe apparire inizialmente. Non esita a rimandare al lavoro il camionista Julian, neppure dopo i terribili fatti che sono accaduti. Molto bella la colonna sonora, che caratterizza i momenti di maggior pathos e suspence. Splendido lo spaccato di New York.