Erano mesi se non anni che fantasticavo su un viaggetto o perlomeno breve weekend a Lisbona. I prezzi proibitivi durante i mesi estivi mi avevano sempre convinta a rimandare una tappa in questa località. Lo scorso weekend prima delle vacanze natalizie decido finalmente di concedermi un weekend in solitaria.
Una città affascinante nonostante la pioggia
Il meteo è stato fin dall’inizio piuttosto inclemente nei miei confronti. A quanto pare Lisbona è una città molto ventosa e riserva spesso brutte sorprese. Infatti dopo un volo con forti turbolenze la presenza di una tempesta e raffiche di vento di oltre 40 km all’ora hanno reso molto difficile l’atterraggio (non entro nei dettagli sul terrore che ho provato! :-D). Inoltre i primi due giorni il tempo ha continuato a essere molto piovoso e umido. Di certo non ho potuto apprezzare appieno la città solare e dalle mille luci che mi era stata decantata. Nonostante ciò Lisbona mi è apparsa con quel fascino malinconico e ricco di “saudade” che mi ero immaginata di trovare.
Il meteo non dei migliori mi spinge ad avventurarmi fin da subito in un giro della città sul mitico tram 28, storico mezzo di trasporto che attraversa le vie del centro e in un saliscendi permette di assaporare l’atmosfera della città, costruita – come un’altra celebre capitale – su 7 colli.
Pasticceria tipica e Azulejos
I primi due giorni trascorrono in fretta e con la scusa del maltempo me ne sto rintanata principalmente all’interno dei numerosi bar del mio quartiere, Graça, dove assaporo l’atmosfera da piccolo paese, fra abitanti che entrano ed escono dai bar per un caffè accompagnato dall’ottima pasticceria locale, con le vecchiette che ti invitano a sedersi al tavolo con loro qualora vi sia una sedia vuota.
Visito il museo delle Azulejos, le famose piastrelle di ceramica decorate e dipinte in stili diversi a seconda dell’epoca. All’ultimo piano del museo, realizzato all’interno di un antico convento, è presente una rappresentazione panoramica di Lisbona.
Belém, un ponte fra terra e mare
Il terzo giorno vado a visitare il monastero dos Jerònimos, nel quartiere di Belém. Qui sono presenti anche la torre di Belém e il Monumento alle scoperte. Tutto è una celebrazione del periodo di maggior splendore del Portogallo, l’epoca in cui grazie alle scoperte di Vasco da Gama il Paese divenne una grande potenza coloniale.
Il monastero, con le sue guglie e capitelli, possiede un’aura mistica, sembra un luogo di incontro fra terra e cielo. La torre di Bélem invece è un luogo di incontro fra terra e oceano. Tutto in questa parte della città mi fa pensare ad un luogo sospeso. Sembra quasi che questa città sia un grande molo, da cui navi e persone sono pronte a partire da un momento all’altro e non vi sia in mezzo un oceano a dividerle dal continente americano, ma che possa bastare un semplice salto nel vuoto per poterli raggiungere.
Il mercato coperto e un’atmosfera sudamericana
L’ultima sera prima di ripartire faccio tappa nel mercato coperto, dove ordino un pesce alla griglia, ormai stanca del bacalau fritto e cotto secondo le molteplici ricette che per la verità ho trovato parecchio indigesto. L’atmosfera è molto internazionale, come del resto tutta la città, in quanto sicuramente una delle mete europee più alla moda attualmente. Faccio conoscenza con due simpatiche professoresse di sociologia, una brasiliana e l’altra inglese, che mi raccontano di essere lì per un convegno. La signora brasiliana mi confida che Lisbona le ricorda molto Rio de Janeiro, la città di cui è originaria, e per quel motivo si sta trovando bene. Ho avuto la stessa impressione, in quanto Lisbona possiede decisamente un tocco sudamericano. Scopro infatti che nel costruire le prime città i conquistatori portoghesi si ispirarono proprio alle architetture di Lisbona.
L’ultimo giorno il mio volo è previsto in tarda serata e così ne approfitto per girare ancora un po’ per i vicoli scoscesi della città. Visito il famoso Castello di São Jorge, che dall’alto domina la città e offre una magnifica vista sulla Praça do Comércio.
Impressioni di viaggio
Questa città lascia in me una sensazione di calma, come di un luogo sospeso nel tempo, dove gli abitanti vivono ancora in maniera genuina e sanno apprezzare i piccoli piaceri della vita. Così i viaggiatori che passano da qua ne subiscono l’influsso e rallentano i propri ritmi. Difficile non farlo ascoltando al tramonto sul Miradour de Santa Luzia i musicisti che suonano melodie malinconiche o mentre si sorseggia un bicchiere di vino davanti a uno spettacolo di fado.