Barcellona rappresenta la città dei miei sogni da molto tempo, da quando durante l’università immaginavo di trasferirmici per l’Erasmus dopo aver visto il film L’appartamento spagnolo. Penso a trasferirmi nella capitale catalana da parecchio tempo e casualmente da quando qualche mese fa la mia amica Laure ha trovato lavoro in questa città sto pensando di fare anch’io questo passo. Con Laure abbiamo parlato spesso di Barcellona quest’estate durante la nostra vacanza insieme a Marsiglia e a Cassis.
Per il momento decido di partire per una visita di una decina di giorni. Laure mi ospiterà e questo mi permetterà di sentirmi un po’ meno una turista e un po’ abitante della città. Nonostante ciò non rinuncio a scoprire la città con un’occhio da viaggiatrice in solitaria come amo fare.
Arrivo un sabato pomeriggio a metà dicembre e la sera stessa con Laure usciamo per un “apérò dinatoire” a casa di una sua amica francese. L’appartamento è davvero grazioso in una zona centrale della città e ha una splendida terrazza decorata con piante grasse che si affaccia sul cortile interno del palazzo. Nonostante un po’ di stanchezza per il viaggio trascorro una splendida serata in compagnia di un gruppetto di francesi e un inglese. È piacevole iniziare il viaggio con una serata dal respiro internazionale. Questa sensazione mi mancava da tempo.
Il giorno successivo Laure ha organizzato un pranzo con la sua nuova collega e amica Dani in un ristorante argentino, dove consumiamo un brunch. Poi ci avviamo per una bella passeggiata verso il centro, il Barrì Gotic e la Barceloneta. Il clima è mite e non sembra proprio di essere in inverno. Questa è la magia di Barcellona.
Lunedì Laure è al lavoro e quindi iniziano le mie visite da turista. Inizio con un giro perlustrativo in cui mi reco alla Sagrada Familia, il capolavoro di Antoni Gaudì. Decido però di non visitarla quel giorno. Scopro casualmente un altro monumento interessante, l’Hospital San Pau, realizzato da un architetto concorrente di Gaudì, Luis Domènech i Montaner. Passeggiando per il quartiere ammiro le numerose case in stile modernista.
La Sagrada Familia e l’Hospital de San Pau
Il giorno successivo visiterò l’interno della Sagrada Familia. L’edificio è spettacolare con il suo slancio verticale. Ammiro la facciata della Natività prima di entrare. Tutto è motivo che rimanda alla natura e alle sue meraviglie: i portoni all’ingresso sono intrisi di motivi vegetali e rappresentazioni di insetti, le colonne dell’abside si ispirano agli alberi di una foresta che si slanciano verso l’alto. Ammiro quella che nel progetto futuro sarà il portale d’ingresso, il quale presenta iscrizioni con la preghiera del Padre Nostro in varie lingue, e le vetrate multicolore che riempiono di luce gli spazi.
Esco per ammirare la facciata della Passione, che racconta gli episodi della morte e della Passione di Gesù Cristo. La struttura rappresenta simbolicamente le vertebre di un corpo umano e le colonne che la sorreggono sembrano dei muscoli in tensione, proprio a rappresentare la sofferenza e la tensione di Gesù Cristo che ha trasportato la Croce. Gaudì era profondamente cattolico e la sua fede traspare da questa immensa opera. Rimango colpita dalla scultura che rappresenta il bacio di Giuda, per la sua potenza emotiva e simbolica.
Nello stesso giorno visito anche l’Hospital de San Pau. Lo trovo affascinante, con i padiglioni ospedalieri in stile modernista circondati da alberi di mandarini, ma rimango impressionata dalle sale con i letti degli infermi che mi fanno un po’ pensare a scene tratte da un film horror.
Gracia e il Parc Güell
Il giorno seguente, dopo un giretto nel grazioso quartiere Graçia, visito un altro dei monumenti di rito di Barcellona, il Parc Güell. Mi colpisce la vegetazione rigogliosa in questa stagione, ma rimango un po’ delusa dal parco che ricordavo più suggestivo. Nonostante ciò ammiro le case che sembrano fatte di pan di zenzero e che ricordano quelle delle fiabe.
Il Castell de Mont Juïc e una splendida vista di Barcellona
Giovedì prendo la teleferica che mi porta in alto sulla collina dove si trova il Castell de Mont Juïc. Si tratta di un’austera fortificazione dalla quale però è possibile ammirare una splendida vista sul porto di Barcellona e su tutta la città. Rientro a piedi e lungo la discesa ammiro il verde di questa zona.
Museu Nacional d’Art de Catalunya
È ormai venerdì e dedico qualche ora del pomeriggio alla visita del Museu Nacional d’art de Catalunya. Nella guida leggo che il museo è celebre soprattutto per i suoi affreschi romanici, i quali sono stati trasportati da alcune chiese catalane con una tecnica speciale. Gli affreschi sono antichi e davvero molto belli.
Casa Batllò con Laure
Sabato è l’ultimo giorno insieme a Laure, che poi domenica partirà per rientrare a casa per le vacanze natalizie. Decidiamo di visitare insieme la casa Batllò, il capolavoro di Gaudì. La visita è molto interattiva con le audioguide che si attivano automaticamente mentre ci aggiriamo per le stanze dell’edificio, e permette di godere di un’esperienza suggestiva. Sembra di trovarsi all’interno di una nave da crociera, con le porte in legno e le vetrate. Tutto fa pensare ad un ambiente marino e le finestre sono a forma di conchiglie. La visita è un po’ costosa ma ne vale la pena.
Un’oasi di pace al Monastero di Pedralbes
Domenica è il mio ultimo giorno e decido di dedicarlo alle attività che mi piacciono maggiormente. Scelgo di fare un ultimo giro nel quartiere di Gracia e gustarmi un dolcetto portoghese, il pasteis de Belèm, in un delizioso bar che si chiama A casa portuguesa.
L’ultima visita decido di farla in un luogo particolare, il Monastero di Pedralbes. Il bel chiostro è affascinante con le sue fontane, le coltivazioni di erbe aromatiche e gli alberi di mandarini. È piacevole terminare questo viaggio in una città dalle mille sfaccettature come Barcellona, vivace e chiassosa di giorno, aggressiva di notte, ma che sa essere anche luogo di calma e tranquillità sulle sue colline e in luoghi poco distanti dal centro come questo affascinante monastero.